ESEGESI STORICO-GIURIDICA SULLE DISPUTE DINSTICHE DELLA REAL CASA DI BORBONE-DUE SICILIE.
Por D. Pino Zingale.
Amas de D. Pino Zingale.
(Blasón extraido del Armorial de esta Casa Troncal).
SEGUNDA PARTE.
LA POSIZIONE DELLA CORONA DI SPAGNA IN ORDINE ALLA SUCCESSIONE DINASTICA DEI BORBONE-DUE SICILIE ED AL LEGITTIMO GRAN MAGISTERO COSTANTINIANO.
Se per il ramo parmense dell’Ordine, legato ai diritti dinastici dei Borbone-Parma, non si sono mai posti particolari problemi in ordine alla legittima successione e, come già detto, la Repubblica Italiana (erede dei cessati stati sia di Parma e Piacenza che delle Due Sicilie) non ha avuto grandi difficoltà a riconoscere in capo al Principe Don Carlo Ugo la qualità di capo della ex Casa Ducale e la titolarità della fons honoris, ben diverso è stato lo sviluppo delle vicende relative all’individuazione della legittima fons honoris per il Gran Magistero per il cessato Regno delle Due Sicilie, in ragione delle controversie dinastiche che in tempi relativamente recenti hanno toccato la ex Casa Reale di Borbone-Due Sicilie.
La posizione del Re di Spagna, unico Borbone tuttora regnante e titolare del ceppo principale della famiglia, della quale quello delle Due Sicilie costituisce storicamente, per così dire, una diramazione, invero è stata da sempre assolutamente chiara ed in favore della legittimità, quale capo della Real Casa di Borbone – Due Sicilie, dell’Infante Don Carlos, Duca di Calabria.
Sin dal marzo 1984, infatti, la Casa Reale di Spagna ha riconosciuto, come unico legittimo Capo della Real Casa di Borbone – Due Sicilie e Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano, S.A.R. Don Carlos, in conformità ai pareri resi sul punto dal Ministero di Giustizia spagnolo, dalla Reale Accademia di Giurisprudenza e Legislazione di Spagna, dal Ministero degli Affari Esteri spagnolo, dall’Istituto «Salazar y Castro» del Consiglio superiore delle Investigazioni Scientifiche di Spagna e dal Consiglio di Stato del Regno di Spagna, tutti conformi nel ritenere che alla linea primogenita, alla quale appartiene Don Carlos, spetti tuttora la titolarità di Capo della Real Casa di Borbone – Due Sicilie.
Lo stesso Re di Spagna Jan Carlos I (che è egli stesso, insieme alla Regina Sofia, membro del c.d. ramo spagnolo dell’Ordine Costaniniano), proprio in considerazione del riconoscimento in capo a Don Carlos della qualità e dei titoli di rappresentante della Casa di Borbone – Due Sicilie (che costituisce uno dei rami della Famiglia dei Borbone attualmente regnante in Spagna), con decreto del 16 dicembre 1994, n. 2412 gli ha pure conferito il titolo e la dignità di Infante di Spagna, unico principe, in atto, a godere di tale privilegio sovrano nell’ambito dell’ordinamento statuale spagnolo.
Il Re di Spagna con l’Infante Don Carlos di Borbone-Due Sicilie e Borbone-Parma.

A ciò si aggiunga che già il 14 marzo 1962 Don Juan, Conte di Barcellona, nella sua qualità di Capo della Real Casa di Spagna (qualità che conservò per un breve periodo anche quando il proprio figlio Don Juan Carlos divenne Re di Spagna a seguito della morte del Generalissimo Francisco Franco), scrisse al Principe Ranieri, capo del ramo ultrogenito ribelle della Famiglia di Borbone-Due Sicilie, per persuaderlo a desistere dalle proprie intenzioni, ricevendone un diniego. Lo stesso giorno, l’allora Principe delle Asturie Don Juan Carlos, erede al trono di Spagna, scriveva al Luogotenente (all’epoca il S.M.O.M. era privo di Gran Maestro) dell’Ordine di Malta per protestare contro l’accettazione da parte del Gran Cancelliere di quell’Ordine della Croce di Balì dell’Ordine Costantiniano concessagli dal predetto Principe Ranieri, affermando che il Capo dell’Ordine e della Casa delle Due Sicilie era l’Infante Don Alfonso, Duca di Calabria.
Non va poi trascurato, per il rilievo che tale circostanza assume, come la più alta nobiltà spagnola sia sempre stata, in modo quasi del tutto compatto, schierata in favore dell’Infante Don Carlos.
LA POSIZIONE DELLA SANTA SEDE E DELLE PRINCIPALI CASE REALI EUROPEE E DEL S.M.O.M. SULL’ORDINE COSTANTINIANO E SULLA SUCCESSIONE DINASTICA DEI BORBONE-DUE SICILIE.
Il primo Pontefice che approvò e confermò l’Ordine Costantiniano fu Callisto III nel 1453, quando i Prìncipi Comneno e i Cavalieri, che avevano lasciato Costantinopoli dopo la caduta dell’Impero Romano d’Oriente nelle mani dei turchi, si rifugiarono in Italia. Da allora tanti Sommi Pontefici confermarono l’Ordine Costantiniano, concedendo benefìci e protezione: Innocenzo VIII, Pio II, Sisto IV, Leone X, Paolo III, Giulio III, Paolo IV (che con Bolla «Cum a Nobis petitur» confermò tutti gli antichi privilegi ai Gran Maestri dell’Ordine, ricordando peraltro la protezione accordata dai suddetti suoi predecessori), Pio IV (che con «Motuproprio» del 13 novembre 1565 dichiarò i Cavalieri dell’Ordine Costantiniano capaci di usufruire di benefici ecclesiastici), Gregorio XIII (il 10 ottobre 1576 la Congregazione del Concilio riconobbe che i Cavalieri dell’Ordine Costantiniano costituivano una vera religione, in grado di ottenere privilegi ecclesiastici e secolari), Sisto V, Clemente VIII, Gregorio XV, Urbano VIII, Alessandro VII, Clemente X, Innocenzo XI, Innocenzo XII, che, con Breve «Sinceræ Fidei» del 24 ottobre 1699 autorizzò il passaggio del Gran Magistero del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio dal «solus superstes» dei Comneno, il Principe Giovanni Andrea Angelo Flavio, al Duca Francesco I Farnese. Clemente XI, che era stato Cardinal protettore dell’Ordine, con Bolla del 12 luglio 1706, approvò gli Statuti Farnesiani dell’Ordine Costantiniano e riconobbe tutti i privilegi finora accordati dai suoi predecessori aggiungendone di nuovi, e con Bolla «Militantis Ecclesiæ» del 27 maggio 1718, felicitandosi con i Cavalieri Costantiniani per aver condotto 2000 fanti in Dalmazia contro i turchi, pose l’Ordine sotto la protezione della Santa Sede, accordò privilegi abbaziali al Gran Priore, le insegne della prelatura al clero e varie altre prerogative.
Altri privilegi furono concessi da Benedetto XIII e Innocenzo XIII. Poi, con Bolla 12 maggio 1738, Clemente XII confermò la dignità di Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano nella persona di Carlo di Borbone, Re di Napoli e Sicilia, quale Primogenito Farnesiano.
Papa Callisto III Borgia.

Altri privilegi furono poi concessi da Clemente XIII (che stabilì che un eventuale conflitto fra il Magistero Costantiniano e l’Autorità Ecclesiastica sarebbe si sarebbe dovuto risolvere solo dinanzi alla Camera Apostolica), Pio VI (che concesse all’Ordine alcuni benefici del soppresso Ordine di S. Antonio), Pio VII, Pio VIII, Gregorio XVI (che concesse a Re Ferdinando II di erigere, quale ex-voto, la Basilica di S. Francesco di Paola in Napoli), dal Beato Pio IX, da San Pio X (che con «Placet» del 22 marzo 1911 approvò la erezione della Chiesa abbaziale di Santa Maria a Cappella – detta «delle Crocelle» – a Napoli quale sede dell’Ordine; inoltre concesse in altre occasioni ulteriori privilegi), da Benedetto XV (che restituì all’Ordine la Chiesa abbaziale Curata di S. Antonio Abate in Napoli; il 9 luglio 1919 inoltre approva le variazioni apportate agli Statuti dell’Ordine dal Gran Maestro il Principe Alfonso Maria di Borbone delle Due Sicilie, Conte di Caserta).
Papa Clemente XIII.

A seguito dell’insorgere delle dispute dinastiche all’interno della Casa Reale delle Due Sicilie la Santa Sede, però, non ha più nominato il Cardinale Protettore e non ha più ufficialmente confermato i Gran Maestri al momento della loro successione.
Tale atteggiamento è ben lungi, ovviamente, dal potere integrare un disconoscimento dell’Ordine quale ente di diritto canonico oltre che patrimonio araldico della primogenitura farnesiana, anche se alcune prese di posizione ufficiale della Segreteria di Stato potrebbero, ad un primo sommario esame, accreditare tale tesi.
Ci si intende riferire ad una serie di precisazioni sui c.d. finti Ordini Cavallereschi.
Una delle ultime precisazioni è quella riportata sull’Osservatore Romano del 4 luglio 2002 (di recente confermata con una nota interna della Segreteria di Stato agli Ordinari con specifico riferimento al c.d. Ordine Templare) con la quale la Santa Sede ribadiva che, oltre ai propri Ordini Equestri, riconosceva e tutelava due soli Ordini Cavallereschi: il Sovrano Militare Ordine di Malta e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Sull’Osservatore Romano del 9 aprile 1970 era stato a suo tempo precisato che « la Santa Sede, oltre ai proprio Ordini Equestri, riconosciuti dal Diritto Internazionale, considera come cattolici – e tutela – due soli Ordini Cavallereschi: il Sovrano Militare Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, detto di Malta, e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Tutti gli altri Ordini – di nuova istituzione o fatti derivare da quelli medievali – non sono riconosciuti dalla Santa Sede, non potendosi questa far garante della loro legittimità storica e giuridica, delle loro finalità e dei loro sistemi organizzativi».
Peraltro già nel 1952, sull’Osservatore Romano del 21 marzo, era stato precisato che «da qualche tempo si avverte il deplorevole fenomeno del sorgere di pretesi Ordini cavallereschi ad opera di iniziative private, che hanno il fine di sostituirsi alle forme legittime di onorificenze cavalleresche. Come altre volte già si è avvertito, questi sedicenti Ordini assumono il loro nome sia da Ordini realmente esistenti ma da secoli estinti, sia da Ordini rimasti allo stato di progetto, sia infine da Ordini veramente fittizi e non hanno mai avuto qualsiasi precedente nella storia. Per maggior confusione di idee poi da coloro, che ignorano la vera storia degli Ordini Cavallereschi e la loro evoluzione giuridica, a queste iniziative private, che si dichiarano autonome, vengono anche attribuite qualifiche, che ebbero la loro ragione di essere nel passato, o che furono proprie di Ordini autentici, approvati a suo tempo dalla Santa Sede. Perciò, con una terminologia quasi monotona, questi così detti Ordini si attribuiscono, chi più chi meno, il titolo di Sacri, Militari, Equestre, Cavallereschi, Costantiniani, Capitolari, Sovrani, Nobiliari, Religiosi, Celesti, Angelici, Lascaridi, Imperiali, Reali, Delcassiani ecc. Nell’ambito di tali iniziative private, che non hanno in alcun modo una approvazione o un riconoscimento qualsiasi dalla Santa Sede, si possono annoverare i cosidetti Ordini di Santa Maria o Nostra Signora di Betlemme, San Giovanni d’Acri detto anche semplicemente di San Giovanni Battista, San Tommaso, San Lazzaro, San Giorgio di Borgogna detto anche del Belgio o di Miolans, San Giorgio di Corinzia, Costantiniano Lascaride Angelico Ordine della Milizia Aurata, della Corona di Spine, del Leone della Croce Nera, di Sant’Uberto di Lorena o di Bar, della Concordia, di Nostra Signora della Pace. A tutti questi e altri simili cosiddetti Ordini Cavallereschi con le annesse Associazioni di Croce d’Oro, d’Argento, Azzurre ecc. più o meno internazionali, devono certamente aggiungersi quelli che con qualcuno degli appellativi su accennati hanno assunto il titolo dalla Mercede, da Santa Brigida di Svezia, da Santa Rita da Cascia, dalla Legion d’Onore dell’Immacolata, da San Giorgio d’Antiochia, da San Michele, da San Marco, da San Sebastiano, da San Guglielmo, dallo storico e non più esistente Ordine del Tempio, dall’Aquila Rossa di San Cirillo di Gerusalemme ecc. Ad evitare equivoci purtroppo possibili, anche a causa dell’uso indebito di documenti pontifici o ecclesiastici, già rilasciati per fini religiosi, o per Ordini semplicemente monastici, e ad impedire la continuazione di abusi, che poi risultano a danno di molte persone di buona fede, siamo autorizzati a dichiarare che la Santa Sede non riconosce alcun valore ai diplomi e alle relative insegne, che siano rilasciati da cosiddetti su indicati Ordini».
Analoghe prese di posizione erano state già registrate sull’Osservatore Romano del 1° giugno 1933 (con riferimento al c.d. Ordine di Santa Maria di Bethleem) e su quello del 25 agosto 1938.
Stessa dichiarazione è riportata sull’Osservatore Romano del 15-16 aprile 1935 a proposito dell’Ordine di San Lazzaro – ramo di Boigny, ramo francese dell’antico Ordine di San Lazzaro di Gerusalemme, il cui ramo italiano venne fuso nel 1572 con l’Ordine di San Maurizio.
In quell’occasione la Santa Sede precisò pure che “non tutti sono tenuti a sapere che gli antichi Ordini Cavallereschi erano dei veri e propri Ordini Religiosi, dipendenti dall’Autorità Ecclesiastica, come ogni altro Ordine religioso, e costituiti da professi che emettevano i voti sacri prescritti dalle Regole, e godevano i redditi dei benefici ecclesiastici di cui erano investiti. Ma questi antichi Ordini non hanno di comune se non il loro antico titolo (quando questo è stato conservato) con le moderne decorazioni Equestri, le quali per una completa trasformazione giuridica del primitivo istituito possono sussistere in quanto un Sovrano o Capo di Stato nei limiti della propria giurisdizione dia ad esse la legittima consistenza civile”.
Orbene mai nessuno di questi comunicati ha fatto riferimento all’Ordine Costantiniano né mai la Santa Sede ha revocato i numerosi atti con i quali, nei secoli, ha sempre riconosciuto ed approvato l’Ordine.
Peraltro lo stesso Stato italiano, dopo l’unificazione, ha in più occasioni riconosciuto la sussistenza quale organismo autonomo di diritto canonico dell’Ordine Costantiniano, come peraltro affermato ed espressamente affermato dal Consiglio di Stato italiano nel proprio parere del 26 novembre 1981, n.1869/81.
Inoltre un numero elevatissimo di Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e Prelati di ogni tipo hanno sempre militato e militano nelle fila dell’Ordine Costantiniano, circostanza che risulterebbe alquanto singolare laddove l’Ordine non fosse approvato dal Romano Pontefice o, peggio, considerato illecito ed è, invero, ben difficile sostenere, in presenza di una vasta e qualificata presenza di Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, che la Chiesa Cattolica non riconosca l’Ordine Costantiniano di San Giorgio quanto meno come una pia e meritoria istituzione.
La posizione della Santa Sede sul Gran Magistero dell’Ordine Costantiniano è stata sempre condizionata dalla circostanza che la disputa dinastica tocca una delle più tradizionali e cattoliche dinastie regnanti, quella dei Borbone (i Sovrani spagnoli hanno, come è noto, il titolo di “Maestà Cattolica”), ancorché in uno dei suoi rami non più sul trono, ma con una chiara presa di posizione da parte del più importante ramo ancora regnante, quello spagnolo, apertamente schierato in favore del ramo primogenito dei Borbone Due Sicilie “spagnolo”, facente capo all’Infante di Spagna Don Carlos, a fronte dell’altro ramo, quello francese, fortemente spalleggiato da gran parte della nobiltà napoletana e siciliana, in realtà, di recente, sempre meno compatta su tali posizioni, come dimostra la presenza, ormai, nelle fila del ramo spagnolo, di grandi nomi dell’antica nobiltà siciliana, come Don Pietro Lanza di Scalea, Principe di Trabia e Butera, Delegato per la Sicilia Occidentale, di Don Paolo dei Baroni Pucci dei Baroni di Benisichi, Ambasciatore d’Italia e Consigliere di Stato, Don Giuseppe Bonanno di Linguaglossa, Barone del Maeggio, Barone di Delia, Vice Presidente della Real Commissione per l’Italia e Ambasciatore del SMOM, il Marchese Narciso Salvo di Pietraganzili, Commissario dell’Associazione Cavalieri Italiani SMOM, e di quella napoletana, come il Marchese don Carlo de Gregorio Cattaneo dei Principi di Sant’Elia, Delegato per Napoli e Campania, Marchese di Squillace e del Marchese don Girolamo Carignani di Carignano, Duca di Novoli, pro-Delegato per Napoli e Campania.
Una posizione che, pur con palesi manifestazioni di apprezzamento e sottili inviti alla ricomposizione, ha trovato nell’equilibrio e nell’equidistanza il giusto punto di approdo, evitando, sino ad oggi, il maturarsi di eventuali punti di rottura.
Per quel che riguarda la posizione delle principali Case Reali la loro posizione, può dedursi “per facta concludentia”, facendo riferimento all’accettazione delle onorificenze dinastiche da parte di questo o quel concedente, situazione che tradizionalmente lo legittima quale Capo della Dinastia.
E, ovviamente, dovendosi determinare il legittimo capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie non può farsi riferimento al solo Ordine Costantiniano ma anche a quello che è considerato il supremo Ordine dinastico delle Due Sicilie e, cioè, l’Illustre Ordine di San Gennaro.
Tra i cavalieri costantiniani del ramo spagnolo si annoverano S.M. Juan Carlos I di Borbone e Borbone-Due Sicilie, Re di Spagna, S.A.R. Duarte di Braganza, Duca di Braganza, S.M. Simeone II, Tsar dei Bulgari, S.M. Costantino II, Re degli Elleni, S.A.R. Alessandro, Principe Ereditario di Yugoslavia, S.A.R. Vittorio Emanuele, Principe Ereditario e Duca di Savoia, S.A.R. Friedrich-Wilhelm, Principe di Hohenzollern, S.A.I. e R. Arciduca Simeone d’Austria, Principe Reale d’Ungheria e Boemia, S.A.I. e R. Arciduca Josef-Arpád d’Austria, Principe Reale d’Ungheria e Boemia, S.A.I. e R. István Franz, Arciduca d’Austria, Principe Real di Ungheria e Boemia, S.A.R. Dom Miguel de Bragança, Duca di Viseu, S.A.S. Principe Johann-Georg di Hohenzollern e S.A. Eduard, Duca di Anhalt.
Tra i cavalieri dell’Illustre Ordine di San Gennaro rileviamo, poi, rileviamo sempre la presenza di sempre di S.M. il Re di Spagna, di S.M. il Re dei Bulgari; di S.A.R. il Duca di Braganza, ed inoltre di S.A.I. e R. Otto d’Absburgo Lorena.
Per concludere uno sguardo alla posizione del Sovrano Militare Ordine di Malta.
Ufficialmente il S.M.O.M. non è schierato per nessuno dei due contendenti e tra i suoi vertici si registrano, in egual misura, appartenenti ai due rami del Costintianiano.
Significativa, tuttavia, la circostanza che il Gran Maestro del S.M.O.M. S.A.E. Fra’ Matthew Festing – da anni membro del ramo c.d. francese dell’Ordine Costantiniano e che appena il 15 ottobre 2009 aveva ricevuto il Collare dell’Ordine Costantiniano e le insegne di cavaliere dell’Ordine di San Gennaro, sempre conferitegli dal capo di quel ramo della Famiglia – il 6 ottobre 2010, nel ricevere il Principe Don Pedro di Borbone_Due Sicilie e nel conferirgli il rango di Balì Gran Croce di Onore e Devozione, abbia sentito l’esigenza, nel discorso ufficiale, di precisare che l’alta dignità gli veniva conferita “nella qualità di duca di Noto e Gran Prefetto del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio”: se non si tratta di un riconoscimento ufficiale poco ci manca.