ESEGESI STORICO-GIURIDICA SULLE DISPUTE DINSTICHE DELLA REAL CASA DI BORBONE-DUE SICILIE.
Queremos dedicar nuestra entrada de hoy, a publicar la Primera Parte de un texto, que hemos dividido en tres, escrito por la magistral mano del Sr. D. Pino Zingale, Cosigliere della Corte Dei Conti Italiana , Académico Correspondiente de la Academia de Jurisprudencia y Legislación de España y Caballero Honorario de esta Casa Troncal.
Esta serie que constará de tres entradas, la queremos publicar en su idioma original, tal como nos la remitió el Sr. Zingale.
Armas del Caballero Pino Zingale.
(Blasón extraido del Armorial de esta Casa Troncal).
PRIMERA PARTE.
NOTA STORICA SULL’ORDINE COSTANTINIANO.
Secondo la tradizione, l’istituzione dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio si farebbe risalire all’imperatore Costantino il Grande ed alla battaglia del ponte Milvio del 312 d.C., con la grande vittoria sulle forze pagane di Massenzio e la conversione dell’Imperatore Romano alla fede cristiana.

L’Imperatore Costantino alla battaglia del Ponte Milvio

Tuttavia sembrerebbe più corretto collocare la nascita dell’Ordine Costantiniano, come Ordine Equestre Militare, ad opera degli Imperatori Romani d’Oriente e, più precisamente, di Isacco Angelo Flavio Comneno, il quale riformò – e si tratta del più antico documento sull’Ordine conosciuto – gli antichi statuti nel 1190, chiamandolo, appunto, “Costantiniano” per ribadire la diretta discendenza dei Comneni dall’Imperatore Costantino il Grande, “Angelico” in omaggio a se stesso come riformatore, “di San Giorgio” in quanto milite e patrono della cavalleria.
Il Gran Maestro Antonio Angelo Flavio Comneno.

L’Ordine successivamente ricevette la conferma di Ordine Religioso e Militare dai Pontefici Romani che appoggiarono sempre le pretese dei Principi Angelo in esilio, vedendo in loro potenziali capi nella lotta contro i Turchi ed il mezzo per ristabilire nelle terre già bizantine, in caso di restaurazione dell’Impero, la comunione con la Chiesa Romana, tant’è che i Comneno ne conservarono il Gran Magistero, con il placet della Santa Sede, anche dopo essere stati detronizzati e dopo la conquista di Costantinopoli da parte di Maometto, allorché nel 1453 furono uccisi, assieme all’Imperatore Paolo Angelo Flavio Comneno, XXXII Gran Maestro dell’Ordine, seicento Cavalieri Costantiniani.
L’Ordine Costantiniano è attualmente uno dei due grandi Ordini Militari Cattolici sopravvissuti ad avere un Gran Magistero ereditario (l’altro è l’Ordine di Santo Stefano Papa e Martire legato alla Casa Gran Ducale di Toscana e, quindi, ai Medici, prima, ed agli Asburgo-Lorena, poi), prima legato alla Famiglia Farnese, che lo aveva ereditato, a sua volta, dall’ultimo membro della Famiglia Imperiale d’Oriente degli Angeli-Comneno nel 1697, e che dal 1731, estintisi i Farnese, è vincolato, invece, alla Famiglia di Borbone discendente da Filippo V di Spagna e da sua moglie Elisabetta Farnese.



Fra Galgario, Ritratto di cavaliere Costantiniano, 1740 ca.

Prima del 1698 la sua sede amministrativa era a Venezia e la sede del Gran Magistero era fissata presso quella dei suoi Gran Maestri. Dal 1698 sino al 1768 ebbe sede a Parma, ed ancora presso il Gran Maestro che fissò la sua residenza a Napoli nel 1734. L’amministrazione fu trasferita a Napoli e l’amministrazione separata dell’Ordine di Parma cessò definitivamente nel 1780.
Durante il periodo dell’occupazione francese, dal 1797 al 1799 e dal 1806 al 1815, l’amministrazione rimase sempre a Napoli, sino alla cessazione del Regno delle Due Sicilie nel 1860-61. Francesco II, deposto Re delle Due Sicilie e Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano, allora si ritirò in esilio presso il Palazzo Farnese a Roma, da dove continuò ad esercitare il Gran Magistero dell’Ordine.
L’amministrazione rimase nominalmente a Roma fino al 1960, quando il Gran Maestro pro-tempore la trasferì in Baviera ed Cannes; per converso una cappella costantiniana fu costruita nella Basilica di Santa Croce al Flaminio e venne consacrata dal Papa Benedetto XV: questa cappella è in atto affidata alle cure del c.d. ramo “spagnolo” dell’Ordine.
La preponderanza dei membri del Sud Italia contribuì a fare dell’Ordine Costantiniano una vera e propria istituzione del Regno delle Due Sicilie (nonostante le rivendicazioni dei Borboni di Parma legate al fatto che dopo il trattato di Vienna del 1815, il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla fu dato in sovranità, vita natural durante, all’Arciduchessa Maria Luigia, ex Imperatrice dei Francesi, la quale, il 23 agosto del 1816, si dichiarò Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano, fondandosi sulla sua diretta discendenza dalla Casa Farnese e per non far rinascere le antiche dispute suscitate dalla questione della titolarità del Gran Magistero, fu stabilito che l’Ordine Costantiniano di San Giorgio sarebbe stato conferito, sino alla morte di Maria Luigia, dal Re delle Due Sicilie e dal Duca di Parma; ma alla morte di Maria Luigia le successe Carlo Lodovico di Borbone, già Duca di Lucca, il quale prese il nome di Carlo II e si dichiarò Gran Maestro dell’Ordine; per cui questo continuò ad essere conferito dalle due Corti di Napoli e di Parma.), includendo fra i suoi membri i più alti membri della nobiltà di quello Stato.
L’Arciduchessa Maria Luigia d’Austria, duchessa di Parma e Piacenza, con le insegne di Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano.

Nonostante ciò la Corona delle Due Sicilie ed il Gran Magistero Costantiniano rimasero giuridicamente e formalmente del tutto indipendenti, ancorché, di fatto, riuniti nella stessa persona del Re il quale era aduso attribuire le più importanti commende dell’Ordine (come quella della Magione a Palermo) ai membri della Famiglia Reale.
La formale separazione tra le due qualità di capo della Casa Reale di Borbone – Due Sicilie e di Gran Maestro Costantiniano (ancorché di fatto collegate da circa tre secoli) deriva dalla circostanza che la seconda costituisce patrimonio familiare legato alla primogenitura maschile della Dinastia Farnese. Al momento dell’estinzione di quest’ultima la successione passò, con l’appprovazione del Papa, al maschio più prossimo e, cioè, all’Infante don Carlo di Borbone e Farnese, (più tardi Carlo III di Spagna).
Nel 1759, dopo il trasferimento della Corona di Napoli e Sicilia al suo terzo figlio Ferdinando, il Gran Magistero Costantiniano fu parimenti ceduto, ma con un atto separato, dieci giorni dopo ed il giovane Re Ferdinando fu dichiarato «legittimo primogenito maschio erede dei Farnese», con ciò a volerne rimarcare l’autonomia storica e giuridica.
E’ questa la dimostrazione più evidente che la stessa Famiglia Reale considerava il Gran Magistero Costantiniano un “munus” non inerente a quella di titolare della Corona, ma ad essa solo associata per ragioni di contingenza storica che, tuttavia, non ne potevano alterare la natura di autonomo ufficio canonico comunque regolato da norme proprie, legato non alla qualità di Re delle Due Sicilie (o di Capo della Casa Reale) ma a quella di Primogenito Farnesiano.
Se così non fosse non si comprenderebbe per quale motivo Carlo III abbia ritenuto di potere mantenere per sé, non più Re delle Due Sicilie, sia pure solo per dieci giorni, il Gran Magistero dell’Ordine, dopo che il proprio figlio Ferdinando era già divenuto Re di Napoli e Sicilia, ed abbia quindi sentito la necessità di trasferirlo al nuovo Re di Napoli e Sicilia con un distinto atto, non senza averlo, però, contestualmente dichiarato “Primogenito Farnesiano”: una serie di passaggi inutili se il Gran Magistero fosse stato realmente legato alla Corona di Napoli e Sicilia.
La successione al Gran Magistero Costantiniano, peraltro, può trasmettersi solo attraverso i maschi (nonostante a Maria Luigia di Parma – solo pro bono pacis – sia stato pure riconosciuto il diritto di conferire le onorificenze costantiniane, quale Duchessa di Parma, ma non formalmente il Gran Magistero da lei, comunque, pure formalmente assunto) ed alla morte dell’ultimo maschio discendente da Carlo III esso passerebbe alla linea di Borbone-Parma.
La Corona delle Due Sicilie (oggi solo la titolarità di essa), invece, dovrebbe passare all’erede femmina più prossima all’ultimo discendente maschio di Carlo III, ciò in quanto diverse sono le leggi che disciplinano la relativa successione.
L’Ordine, in ogni caso, è regolato anche dalle leggi canoniche e la successione del Gran Magistero è governata dagli statuti del 1705 approvati dal Papa con al Bolla «Militantis Ecclesiae» del 1718, e poi confermati negli statuti del 1922 approvati con Placet papale e modificati nel 1934, 1943, 1987 e, infine, nel 2004 dall’attuale Gran Maestro.
Oggi l’Ordine è attualmente governato (per il ramo c.d. spagnolo) dal Gran Maestro S.A.R. l’Infante di Spagna Don Carlos de Borbón-Dos Sicilias y Borbón-Parma, Duca di Calabria, Capo della Casa Reale di Borbone-Due Sicilie.
I membri, prevalentemente italiani e spagnoli, includono anche portoghesi, britannici, tedeschi, francesi, svizzeri belgi, austriaci ed americani sia del nord che del sud del continente.

LA DISPUTA CON PARMA.
L’Ordine Costantiniano di San Giorgio, come già accennato, venne ceduto dall’ultimo discendente dei Comneno, senza eredi, a Francesco I Farnese, Duca di Parma e Piacenza, con atto rogato nel 1697.
Francesco I Farnese, Duca di Parma e Piacenza.

Il trasferimento del Gran Magistero ai Farnese fu approvato nel 1699 dall’Imperatore Leopoldo I e confermato dal Pontefice Innocenzo XII nello stesso anno, riconoscendo la dignità di Gran Maestro dell’Ordine ai discendenti della Casa Farnese, Duchi di Parma e Piacenza «pro tempore» (….Parmae Pacentiae ducibus pro tempore existentibus).
Nel 1700 Francesco I assunse solennemente il Gran Magistero nella Chiesa Magistrale della Steccata di Parma, che divenne, con il benestare del Pontefice, la sede conventuale dell’Ordine.
Nel 1705 il Duca promulgò i nuovi Statuti del Sacro Angelico Imperiale Ordine Costantiniano, che venero approvati dalla Santa Sede nell’anno seguente.
Papa Clemente XI nel 1718, con Bolla «Militanti Ecclesiae», sottolineò ulteriormente le doppie condizioni statutarie necessarie all’assunzione del Gran Magistero: essere discendenti dei Farnese e Duchi di Parma e Piacenza pro tempore.
Con la morte senza figli dell’ultimo Duca Antonio, fratello di Francesco, il Gran Magistero passò a Carlo di Borbone, figlio di Elisabetta Farnese, sorella di Antonio, e di Filippo V, Re di Spagna.
Quando Carlo di Borbone divenne Re delle Due Sicilie, cessando da Duca di Parma e Piacenza, trasferì a Napoli il Gran Magistero dell’Ordine Costantiniano, nonostante venisse meno la condizione statutaria legata alla sovranità del Ducato di Parma e Piacenza.
S.M. Carlo di Borbone.

I Duchi Filippo e Ferdinando rivendicarono energicamente per tutto il ‘700 il Gran Magistero dell’Ordine, ma senza alcun risultato perché politicamente troppo deboli per inimicarsi fratelli e cugini napoletani e spagnoli.
Quando nel 1759 Carlo, Re di Napoli, abbandonò il regno delle Due Sicilie per diventare Re di Spagna, dispose che il Gran Magistero “napoletano” passasse al suo figlio terzogenito, non senza averlo prima dichiarato “Primogenito Farnesiano”, con il formale placet dei Pontefici Clemente XIII, nel 1763, e Pio VI nel 1777.
Solo nel 1816 il Ducato di Parma e Piacenza poté riappropriarsi del proprio patrimonio araldico – cavalleresco, quando la duchessa Maria Luigia d’Asburgo rivendicò e assunse il Gran Magistero dell’Ordine Costantiniano di Francesco Farnese, in qualità di duchessa per via dell’imperatrice sua madre.
L’Arciduchessa Maria Luigia d’Austria, duchessa di Parma e Piacenza, con le insegne di Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano.

Il 24 aprile 1816, quattro giorni dopo il suo arrivo a Parma, Maria Luigia nominò nove cavalieri di giustizia e tredici cavalieri di merito, istituendo, il 12 marzo 1817, una commissione araldica presieduta dal principe di Soragna per valutare i titoli di ammissione nelle categorie nobiliari. La stessa Corte napoletana, a conferma dell’incertezza del diritto, alla luce dei prestigiosi conferimenti di Maria Luigia ammetteva, per voce del principe Ruffo, che alla signora Arciduchessa qual posseditrice dei Ducati non si potesse, a dir il vero, negare il diritto di concedere quello stesso Ordine, ponendo così le basi di una pacifica coesistenza tra i due rami dello stesso Ordine.
Dopo le prime rimostranze della casa Reale delle Due Sicilie, fra i due Ordini Costantiniani di Parma e Napoli si instaurò, quindi, una reciproca tolleranza, proprio perché alla base vi erano questioni interpretative di delicata e difficile comprensione ed equilibri consolidati che sarebbe sto impossibile mettere in discussione.
Con il ritorno dei Borbone sul trono di Parma, dopo la morte di Maria Luigia nel 1847, il Gran Magistero fu assunto da Carlo Lodovico, già duca di Lucca, e successivamente dal figlio Carlo III.
Parma, Chiesa della Steccata, Sede dell’Ordine Costantinano parmense.

Alla metà dell’Ottocento numerosi Sovrani risultano insigniti dell’Ordine parmense, fra i quali l’imperatore d’Austria, l’imperatore del Brasile, lo zar di Russia, il granduca di Toscana, il re di Prussia, il duca di Modena, Don Francesco d’Assisi (principe consorte di Spagna), i quali riconobbero ufficialmente l’Ordine parmense nei loro Stati.
Dopo l’unità d’Italia il duca Roberto, come fece con l’Ordine di San Lodovico, continuò a conferire l’Ordine Costantiniano non solo a membri della propria Famiglia, ma anche a Capi di Stato, dignitari, funzionari di tutta Europa, fra i quali il principe Alberto I di Monaco e Ferdinando I e Boris III di Bulgaria.
La croce dell’Ordine è, ovviamente, la stessa adottata dall’Ordine Costantiniano di San Giorgio del Regno delle Due Sicilie, dalla quale differisce per l’omega minuscolo anziché maiuscolo.
Dal 1922 i beni dell’Ordine “parmense”, trasformato in Ente pubblico istituzionale dopo l’unità d’Italia ed un tentativo di incameramento da parte dell’Ordine Mauriziano, sono amministrati da un Consiglio di nomina governativa, che vede la presenza del Vescovo di Parma, che svolge anche le funzioni di Gran Priore, del Sindaco, del Prefetto, del Presidente della Provincia, del Rettore dell’Università degli Studi, del Presidente del Tribunale, del Soprintendente alle Gallerie. Il Gran Magistero dell’Ordine equestre, invece, è rimasto patrimonio araldico dei Borbone-Parma.
Attuale Gran Maestro del ramo parmense dell’Ordine Costantiniano, dopo al recente scomparsa di S.A.R. il Principe Don Carlo Ugo di Borbone-Parma, è il principe S.A.R. Don Carlo Saverio Bernardo di Borbone-Parma, Duca titolare di Parma e Piacenza.
Da notare che la Repubblica Italiana, ormai da tempo, autorizza l’uso delle onorificenze di quest’Ordine Costantiniano, così come di entrambi i rami, napoletano e spagnolo, dell’Ordine Costantiniano legato al patrimonio araldico dei Borbone-Due Sicilie.